Attenzione: "La molto, molto gaia scienza" è un racconto erotico e sessualmente esplicito. Il post che segue è un'estrapolazione del racconto stesso, dal quale sono state tagliate le scene più esplicite; I maggiorenni che volessero leggere il racconto completo possono farlo cliccando sul pulsante accanto: buona lettura a tutti! |
Entry n° 1
Viktor odiava uscire di casa.
Succedevano sempre cose spiacevoli uscendo di casa. Il suo posto era il laboratorio, in mezzo ai suoi amati crypto. Lì era al sicuro e non doveva temere borseggiatori, pirati, glaive spacconi o fanatici cavalieri pronti a cavargli gli occhi da rettile.
Skall però aveva deciso. E quella testarda donna sapeva essere convincente.
“Non ho intenzione di passare un giorno di più chiusa qui dentro!” diceva, innervosita “mi mancano la spiaggia, il mare e il sole e tra poco l’estate finirà!”
Skall era un’isolana e attendeva tutto l’anno l’arrivo della bella stagione. Il calore del sole e della sabbia le ricordavano casa e la mettevano di buonumore, facendole dimenticare tutti i problemi e gli obblighi da Glaive che aveva in quella rumorosa e caotica capitale.
“M-m-ma Skall, il sole mi brucerà la pelle. E p-p-poi o-o-dio la sabbia, mi si infila ovunque… s-specie nei crypto!” provava a protestare Vik, senza successo. Il tutto mentre veniva letteralmente trascinato in camera sua dall’amica e lanciato sul letto.
“Fai le valigie, partiamo domattina!” sentenziò, sbattendo la porta.
Vik afferrò subito dei Crypto sparsi nella stanza e li gettò di malavoglia in una sacca.
“E NON PORTARE QUEI DANNATI AGGEGGI. È UNA VACANZA MALEDIZIONE!” tuonò mentre scendeva le scale.
Vik emise un lungo sospiro.
ENTRY N°2
La sabbia era quasi bianca e finissima, calda tanto quasi da non poterci camminare a piedi nudi.
Ma Skall non se ne curava essendo ben abituata a quel tipo di clima, con un sole cocente che rendeva la sua pelle già naturalmente scura ancora più bella e lucida per il sudore.
Viktor se ne stava rintanato come un animale in letargo all’ombra del riparo che Skall aveva costruito con leggeri pali di Synth e dello spesso tessuto per bloccare i raggi solari. Quel tipo di modesto riparo e il modo di costruirlo erano tipici del suo arcipelago, dove venivano invece creati con legno o giunchi leggeri e resistenti.
Mal sopportando la sabbia, Viktor si era invece portato una larga e leggera coperta da usare per sdraiarsi e non entrare in contatto con quell’odiata polvere biancastra e l’aveva piazzata sotto il riparo.
Finito di sistemarsi però, la noia arrivò subito a fargli compagnia mentre Skall era intenta a disfare i propri bagagli. Il povero tech sospirava guardando l’orizzonte, sperando di venire colto dal sonno e di potersi risvegliare già a fine giornata, saltando quel tedioso ozio che toglieva tempo alla sua amata scienza.
Chiuse gli occhi.
SI sentì chiamare pochi minuti dopo.
Era Skall, con un tono stranamente dubbioso.
“Vik! Guarda un po’!” disse mettendosi i pugni sui fianchi “Che te ne pare? Non so, a me sembra un po’ ridicolo…”
Davanti a lui, sotto la luce brillante del sole si ergeva statuaria la sua amica, in un costume da due pezzi che lasciava ben poco all’immaginazione. Quei tessuti sembravano riuscire a contenere a malapena il suo fisico tonico, femminile e muscoloso.
Viktor la osservò sgranando gli occhi. Improvvisamente il suo cervello, sempre troppo distratto dagli studi, fece un banale quanto eccitante collegamento: Skall era una donna… un gran bel pezzo di donna!
“…beh? Senza parole? Mah, lo sapevo. Comunque è comodo e per pochi shint valeva la pena. Non ti chiedo neanche se ti va di farti una nuotata, divertiti lì all’ombra strambo!” disse allegramente mentre correva e saltellava verso l’oceano.
“D… divertiti Skall…” rispose con un filo di voce.
Gli occhi di Viktor puntarono per tutto il tempo l’amica, beandosi delle curve sensuali di un corpo allenato come il suo. Il tempo sembrò volare e Viktor si sorprese di come non avesse mai seriamente notato la bellezza di quella donna giovane e forte che da sempre gli stava accanto. Ora la vedeva sotto una nuova luce e con un pizzico di vergogna si rese conto che, data la giusta occasione, non si sarebbe fatto problemi a soddisfare i propri istinti con lei… d’altronde il ricordo del momento intimo che avevano vissuto mesi prima non contribuiva certo a calmare la tempesta nei pantaloncini del tech. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di rivivere un episodio come quello e anzi, si sarebbe volentieri spinto oltre…
Mentre la Glaive si tuffava e riemergeva splendidamente dalle acque, Vik ammirava le sue forme fantasticando. Sognava ad occhi aperti di baciare le sue labbra carnose, di accarezzare e leccare la sua pelle scura, soffice e invitante. Voleva sprofondare tra quei generosi seni e gustarseli avidamente… Ma come? Come fare? Soddisfare questo desiderio era un bel grattacapo...
Tuttavia Viktor aveva ora un ben più urgente problema. Doveva nascondere in ogni modo l’imbarazzante erezione visibile dai suoi leggeri pantaloni estivi.
Skall ritrovò l’amico stranamente allegro, con un sorriso da ebete stampato in faccia mentre stava prono all’ombra. Sapeva bene che neanche si era accorto del suo ritorno, conosceva (o almeno, credeva di conoscere) quell’espressione. Era l’espressione di uno strambo perso nei suoi pensieri sulla scienza e sui numenera!
Quando Vik tornò con i piedi per terra dalle sue fantasie “scientifiche” si ritrovò in una situazione ancor più imbarazzante.
“Strambo, fammi un po’ di spazio che voglio riposare anch’io” disse sbadigliando.
Il respiro di Vik si fece irregolare, così come i suoi buffi movimenti volti a scansarsi, sempre da prono, per non rivelare la fonte del proprio imbarazzo…
Skall si sdraiò molto vicino a lui, essendoci poco spazio sotto il riparo. La cosa lo preoccupava e lo eccitava allo stesso tempo.
Iniziò a ragionare sul problema con il suo solito metodo logico e scientifico.
Conoscendola bene, sapeva che un approccio diretto aveva molte possibilità di finire in tragedia.
Ricordava ancora i vari “spasimanti” Glaive che in città si erano ritrovati con un occhio nero o qualche osso rotto per una avanche di troppo. Anche se c’era da dire che toccarle il sedere senza permesso richiedeva, appunto, un coraggio da Glaive che lui non possedeva affatto.
“A che pensi strambo? Perché te la ridevi da solo?” chiese di punto in bianco Skall.
Viktor fu colto dal terrore di essere stato scoperto e improvvisò.
“I CRYPTO! H..HO PENSATO AI CRYPTO!” balbettò.
“Mh. Sai che novità” constatò lei annoiata.
Rimasero entrambi in silenzio, in compagnia del piacevole suono delle onde dell’oceano.
“Giusto, i Crypto…” pensò Vik “posso massimizzare le mie chances con il giusto Crypto! Non ci sarebbero problemi in questo modo: Potrei semplicemente acuire il suo normale bisogno fisico e allora IO potrei diventare… la soluzione al suo problema! Sarebbe lei così a cercare me… come l’ultima volta… eheheh!”
“Vik, ti stai annoiando? Vuoi andare già via?” chiese lei, non sentendolo più parlare da diverso tempo.
“Si! OH NO! No no no! Va benissimo così! Stavo solo pensando a varie cose. Esperimenti. Test. Cose.”
Skall sbuffò.
La mente di Vik tornò a complottare “Certo, dovrei prima assicurarmi di due cose: Non essere scoperto e, soprattutto, capire in che tipo di relazione sia ora con quel bellimbusto della legione blu…”
“Skall”
“Si?”
“N.. non è che per caso al tuo ragazzo servono a.. altri Crypto... chessò… armi? Artefatti?”
“Oh! Ancora con questa storia! NON È il mio ragazzo. È il mio futuro sposo. E NO! Non gli darai altri crypto sono stata chiara? Ha già abbastanza gatte da pelare senza i tuoi esplosivi…”
“S.. scusa Skall, ma non sono pratico. Che differenza ci sarebbe?”
“Cosa? Come fai a non saperlo? Ah già… dimenticavo che sei uno strambo che vive isolato dal mondo…” Skall sospirò rumorosamente.
“Siamo legati da un contratto. Da un atto firmato dalle nostre famiglie davanti a un emissario di Sua Maestà. È tradizione che i Glaive sfornino figli sani e forti per dare allo stato nuovi soldati. Chiaro? Il matrimonio è una scusa per dare al re quello che vuole. Tutto qui.”
“M… ma tu che ne pensi? Non trovi tutto questo un po’… pesante?” Vik era visibilmente imbarazzato.
“Di che ti preoccupi strambo? Coe alla fine è un bravo ragazzo e dargli dei figli in futuro non mi pesa troppo. Ma fidati, tra i doveri di un Glaive questo mi sembra il più sopportabile. D’altronde il contratto ci lascia liberi su tutto il resto, quindi no. Direi che ora come ora non mi pesa molto”
“Tutto il resto!” pensò “Ma allora significa che…. Eheheh ho fatto centro!”
“Tu piuttosto, quanto ci metterai ancora a trovarti qualcuno?”
“C.. cosa?”
“Dai, strambo. Non ti sei accorto degli occhi dolci che ti fa quella biondina? Come si chiamava… Leanna?”
“C.. chi? N.. neanche me la ricordo! Non mi piace! Non la voglio! No!” rispose lui stizzito e completamente rosso in faccia.
Poco dopo Skall si addormentò. Vik, ovviamente non riusciva a riposare, anzi era iperattivo e pieno di pensieri…
“È proprio qui… attaccata a me con quella pelle scura e soffice… così pochi centimetri… se solo allungassi la mano... NO! Non avrei più una mano poi. Le falangi mi servono ancora. Pazienta Vik, pazienta… quando saremo tornati al laboratorio… oh si… ci divertiremo al laboratorio! Con un po’ di fortuna potrei subito rimediare quello che mi serve… e lavorarci sopra… SI!”
Il tempo passò velocemente per Vik, tutto intento ad ammirare il prosperoso seno di Skall alzarsi e abbassarsi col respiro mentre lei sonnecchiava supina.
Presto le cose si sarebbero fatte molto interessanti.
ENTRY n°3
Le mani di Vik tremavano dall’emozione.
Aveva aspettato un mese intero, ma alla fine ci era riuscito. Dentro quella scatolina di legno c’era finalmente la sostanza in grado di mettere in moto in suoi piani!
Aveva dovuto lavorare parecchio: Prima dovendo convincere Anders a farsi dire dove egli rimediasse le proprie scorte di crypto e sostanze curative… L’impresa non era delle più semplici dato che quello era l’unico uomo in tutta Glavis ad essere più geniale, inquietante e misantropo di Viktor. Tuttavia i due già si conoscevano da tempo e si rispettavano, pur occupandosi di discipline molto diverse.
Anders infatti era ossessionato dal trovare una cura alla sua rara malattia e aveva costruito un laboratorio segreto dove sperimentava su bizzarre cavie animali clonate qualsiasi tipo di sostanza esistente.
L’informazione che serviva a Vik costava parecchio e dovette rinunciare ad alcuni preziosi crypto pur di farsela rivelare.
Scoprì però che ne era valsa la pena.
Stando a quanto diceva Anders, la città di Rarrow era un luogo molto interessante. I suoi abitanti erano mercanti senza scrupoli che vendevano ogni tipo di merce fino ai limiti della legalità. Uno di questi mercanti con la sua carovana attraversava la pericolosa Penisola dello Scorpione fino a giungere a Glavis.
Viktor si fece dire con quali modalità contattarlo in totale discrezione e quali parole d’ordine dire per avere acesso alle “merci più rare”.
E così fece.
In secondo luogo dovette vincere le sue paure, uscire nuovamente di casa e contrattare con il losco mercante un prezzo per un curioso crypto a forma di pillole…
Quelle che ora aveva nel palmo della mano!
“Secondo quanto diceva il mercante, e in base alle mie analisi, questa sostanza causa significative variazioni ormonali nel corpo umano. Alcuni colleghi teorizzano che nei mondi precedenti questa sostanza servisse per scopi medici, mentre oggi… beh. Se ne fa un uso ricreativo, proprio quello che serve a me.”
Vik gongolava, mentre chiuso nel suo laboratorio sperimentava gli effetti di quelle pillole su piccoli roditori, gentilmente forniti da Anders.
La sostanza tuttavia non era purissima e capitavano degli effetti collaterali. Alcune cavie cambiavano sesso, altre preferenze sessuali nell’accoppiamento. Solo alcune sembravano avere una libido potenziata.
Dopo un mese e mezzo di studi, Vik riuscì a perfezionare un siero ricavato dagli ormoni modificati dei roditori femmina più “attivi” nella ricerca di un compagno.
Ma anche il siero andava testato e ciò avrebbe richiesto ancora più tempo. Ormai si era fatto autunno e Vik non poteva resistere oltre. Non voleva arrivare alla Stagione del Buio a mani vuote… perciò decise di sperimentare il siero su una cavia umana.
(...)
Entry N4
Il test era stato un successo!
Fortunatamente la coppia di anziani che abitava di fronte a Vik era da sempre stata in buoni rapporti con sua madre. Fu facile per lui autoinvitarsi in casa loro per un pranzo e, di nascosto, contaminare il cibo della signora Vigica con il siero migliorato.
Vik pranzò e si congedò subito dopo dai coniugi e attese…
Vik non chiuse occhio quella notte. Era troppo impegnato a tendere l’orecchio e ad origliare, nascosto nelle ombre, cosa stesse accadendo in casa dei vicini.
A giudicare dai suoni ritmici l’esperimento era riuscito, ma avrebbe avuto conferma solo il giorno dopo, nelle occhiaie e nel sorrisetto ebete del signor Vigica, che stava andando a lavorare al porto ancora mezzo addormentato il mattino dopo…
Viktor gioiva e non vedeva l’ora che arrivasse il venerdì, giorno in cui Skall sarebbe tornata dalla Caserma.
I suoi rituali di masturbazione lo aiutavano a passare il tempo, ma ormai cominciavano a non placare più il suo desiderio.
Quando finalmente rivide Skall dovette farsi forza per non mandare all’ario tutto all’ultimo.
Skall vestiva in modo informale, con dei neri pantaloni di pelle estremamente attillati che gli fecero quasi venire un infarto.
Lei era stanca e lui ne approfittò per offrirsi a preparare la cena. Ovviamente lo “chef” abbondò con il suo condimento speciale, ansioso di vedere se mesi di lavoro avevano dato frutti…
“Sei gentile strambo, meno male che ci pensi tu, io sono a pezzi. Spero solo che non farai esplodere la cucina” disse, togliendosi la leggera giacca che aveva fino a quel momento e rivelando nuovamente i suoi seni formosi e abbondanti contenuti da una corta magliettina senza maniche in tessuto leggero.
Lei si sdraiò sul divano, osservando di tanto in tanto Viktor preparare allegramente le porzioni per la cena.
Non l’aveva mai visto così allegro all’infuori del suo laboratorio e non sospettava minimamente delle sue ragioni. A lei bastava sapere che il suo strambo stava bene e che fosse contento anche per altro all’infuori di quei dannati crypto.
Skall mangiò tutto, dopo 6 giorni di rancio della caserma anche le stupidaggini preparate da Viktor sembravano delle leccornie. Ridevano e scherzavano insieme raccontandosi aneddoti ed episodi successi nell’arco della settimana.
|| Nonostante Vik fosse uno strambo, era sempre piacevole chiacchierare con lui. Certo, quando cominciava a parlare di crypto, arcani e stranezze le riusciva davvero molto difficile seguirlo, ma in quelle occasioni lei si limitava ad ascoltare la voce, peraltro piuttosto gradevole, del suo amico e annuire interessata. Quella volta però stavano chiacchierando davvero del più e del meno… ma ciononostante, lentamente, la mente di Skall cominciò a vagare e distrarsi. Doveva essere certamente la stanchezza, si disse, bevendo un po’ di acqua fredda per tornare a concentrarsi sulle parole del suo strambo preferito.
Uno strambo, certo, ma in realtà non era davvero niente male.
In verità, se Viktor sarebbe anche stato un bell’uomo se non avesse portato costantemente quei ridicoli occhialoni da laboratorio, vestiti assurdi, numenera di varia foggia e utilità (nulla, il più delle volte), si fosse messo un po’ a posto e magari avesse imparato a camminare dritto come una persona normale.
Inoltre, pensava la ragazza fra sé e sé, negli ultimi mesi sembrava avesse preso sul serio le sue raccomandazioni sulla salute e via dicendo perché, notava la glaive, le braccia e il busto dell’amico sembravano essersi rinforzate non di poco.
Beh, era un bene per la sua salute… si disse, cercando di ignorare quel pensiero davvero poco casto che cominciava a puzecchiarle la coscienza.
Continuò a mangiare e scherzare con il suo amico, facendo appello alla sua ferrea volontà per restare concentrata sul momento, ma presto si ritrovò a dover accavallare le gambe stringendole con forza per ignorare quel solletico, quella sensazione che si faceva lentamente strada fra le sue gambe.
Che accidenti succedeva?
Skall si chiese se si fosse beccata qualche strana influenza o se le stesse salendo la febbre… aveva improvvisamente caldo, tantissico caldo.
Il suo viso si fece pian piano rosso e i suoi occhi lucidi. ||
“Vik, scusami un attimo vado in bagno… tu prendi altri dolci intanto!” disse provando a nascondere l’imbarazzo e avviandosi in fretta per le scale.
“È fatta! È giunto il momento!” gongolava Vik sorridendo.
Salì anche lui le scale, in silenzio, col cuore che pompava rapidamente dall’eccitazione e dal timore.
Si avvicinò molto piano alla porta del bagno, si abbassò e guardò nel buco della serratura…
Skall ansimava, come dopo una lunga corsa, e si sciacquava la faccia nella tinozza piena di acqua fredda.
Poi, finalmente vide quello che più desiderava…
Skall, iniziò timidamente a slacciare quegli stretti pantaloni e se li calò pian piano, timorosa di quello che pensava di poter trovare…
I suoi timori erano fondati!
(...)
Viktor bussò.
“Skall! Tutto bene?”
Lei trasalì.
“SI, VA TUTTO BENE, ASPETTA UN ATTIMO PER FAVORE. NON APRIRE!”
“Ok… ti aspetto di sotto”
Skall tornò in sé e provò a calmarsi facendo dei respiri profondi.
Le mutandine erano ormai da buttare, ma i pantaloni potevano facilmente essere asciugati.
Era imbarazzante ma al momento era l’unico modo per uscire da quel bagno e andare in camera sua a cambiarsi. Con un po’ di fortuna Vik non si sarebbe accorto di nulla.
“Skall, Skall maledizione” si disse guardandosi allo specchio “che diavolo ti succede! Eppure sei abituata all’astinenza in caserma…”
Sospirò e uscì rapidamente dal bagno.
Vide Viktor aspettarla al piano di sotto e quello strano impulso tornò prepotentemente in lei.
“Beh… in fondo non c’è nulla di male… sono una donna adulta posso fare quello che voglio… come voglio… e poi potrebbe essere divertente provocare un po’ il mio strambo stasera…”
Skall tornò in cucina, facendo finta di nulla ma guardando di nascosto Viktor, che faceva il finto tonto.
“Bene, il siero è in circolo… ora vediamo che succede…” pensò eccitato Vik.
“Strambo, hey. Visto che hai cucinato tu stasera ci penso io a sistemare la cucina, che ne dici?”
Skall non attese nemmeno la risposta di Viktor, si alzò e iniziò a sistemare posate e piatti ancheggiando più del solito.
“Oh davvero? Ti ringrazio!” rispose lui in tono fintamente innocente.
“Oooh, accidenti” disse lei sospirando “dove ho messo la soluzione detergente?”
SI piegò a novanta gradi, cercando tra i cassetti della cucina e mostrando il suo fantastico e sensuale sedere fasciato dalla pelle nera all’amico. Lo guardò di nascosto sperando in una reazione.
“Beh, io vado a stendermi un po’ sul divano Skall, ho un libro molto bello che devo finire di leggere” disse lui.
Skall rimase delusa, si sentiva sminuita e ancora più eccitata di prima. Decise, ovviamente solo per stuzzicare l’amico, di alzare un altro po’ il tiro.
Poco dopo si diresse sul divano per raggiungere Viktor, stavolta ancheggiando vistosamente e sedendosi accanto a lui sul divano.
Viktor continuava indisturbato a leggere la sua copia di “Crypto, Arcani e altri Misteri, Seconda edizione” non prestando attenzione all’amica in preda agli ormoni.
“Vik, che cosa leggi di bello?” chiese lei in tono dolce, sporgendosi vicino al collo di lui per vedere meglio il libro.
Il tech si trovò improvvisamente a stretto contatto con lei e i suoi grossi e invitanti seni… fece appello a tutta la sua forza d’animo per non cedere subito… voleva godersi lo spettacolo il più a lungo possibile prima di godere.
“Ho caldo Vik… ti spiace se mi tolgo la maglietta vero? Ormai ci conosciamo da tanto, non dovresti essere in imbarazzo…” continuò lei, alzando ancora di più la posta.
“Oh si come vuoi, tanto avevo intenzione di andare a dormire ora” disse lui in tono vagamente apatico.
Viktor si alzò e salì le scale lasciando di sasso Skall.
“No no no no! Che sta succedendo? Razza di idiota! È un rimbabito… o forse non mi trova abbastanza sexy… maledizione! Devo rimediare!”
Skall corse di sopra nuovamente, diretta in camera sua. Si cambiò velocemente e constatò che ormai anche i pantaloni di pelle erano totalmente zuppi all’interno, le gocce ormai le arrivavano fino a metà coscia…
Alla vista di quel disastro tra le sue gambe finalmente cedette e con un dito raccolse un po’ dei suoi umori.
Leccò tutto e assaggiò con gusto. E allora si arrese.
Aveva bisogno un maschio e subito!
Entry n°6
Skall avanzava piano, con il corpo tremante scosso da strani impulsi di lussuria. Non si era mai sentita così eccitata neanche dopo mesi di fila in caserma, senza contatti con gli uomini.
Poteva darsi piacere da sola in questa particolare situazione ma… un uomo in carne ed ossa avrebbe soddisfatto di più il suo appetito, ne era sicura. Si guardava nuda allo specchio, pronta a cambiarsi dopo l’alluvione che aveva coinvolto i suoi bellissimi pantaloni di pelle.
I suoi seni, notò, sembravano uguali a prima ma al tocco erano sensibilissimi. Le bastò sfiorarsi un capezzolo con un dito per emettere un gridolino soffocato di intenso piacere… era come se ogni cellula del suo corpo desiderasse unirsi carnalmente a un maschio. Si sentiva strana e confusa, ma l’eccitazione le faceva ignorare tutto il resto. Ora aveva solo un desiderio e a pochi metri da lei, nell’altra stanza, c’era proprio chi faceva al caso suo…
Il completo di lingerie che ora stava indossando provocava un piacevole rumore di fruscii in quella casa silenziosa. Avanzava piano per non fare ulteriori rumori e allertare Viktor, anche se probabilmente già dormiva. O almeno così pensava.
Lo strambo in realtà si stava preparando al gran finale, consapevole che la scienza aveva anche stavolta fatto centro.
Mentre Skall si cambiava, lo scienziato aveva preparato una nuova miscela di acqua e polvere di una certa pianta blu molto famosa in tutto il baluardo…
La pianta, dopo essere stata polverizzata e ingerita, rendeva sterili uomini e donne per diverse ore. Con diverse modalità e dosaggi poteva anche causare aborti o al contrario, aumentare la fertilità.
Dopo aver bevuto la corretta quantità di preparato Viktor si mise a letto e attese, facendo finta di dormire…
La porta si aprì piano.
Skall, in un completo di lingerie bianca, era sull’uscio della porta.
Vik, tenendo un occhio semiaperto la vide e per poco non svenne.
(...)
Vik si ritrovò stremato e tremante, supino sul letto. Cercò lo sguardo di Skall e la sentì piangere sommessamente.
“Skall… s..stai bene?”
“M… mai stata meglio” disse voltandosi. Aveva gli occhi lucidi.
Vik non capì totalmente quello che era successo, ma finalmente si sentiva appagato e felice. Anche Skall sembrava esserlo dopotutto e si ritenne soddisfatto.
La glaive si calmò quasi subito e strisciò nel letto addosso a Vik.
“Woah, grazie Skall. Davvero, sei fantastica. Grazie” diceva lui fintamente imbarazzato “accidenti che fatica… non me lo aspettavo. Vado un attimo a bere, ok?”
“No.”
Le gambe tornite e muscolose di Skall strinsero i bacino di Vik in una morsa d’acciaio.
“Caro il mio strambo… quante cose ancora non sai… su noi donne.. su cosa vogliamo”
“Ch.. che intendi Skall…?”
“Che tu ora resti qui. Non ho detto che abbiamo finito, io e te… la notte è appena iniziata…”
Quella notte, tutto il vicinato sentì dei fastidiosi e ritmici rumori guastando il sonno a molti e provocando imbarazzo.
Il mattino dopo, Vik sonnecchiava seduto sulla sedia del suo laboratorio, senza le sue solite lenti sul volto.
I segni delle occhiaie erano ben visibili.
Viktor odiava uscire di casa.
Succedevano sempre cose spiacevoli uscendo di casa. Il suo posto era il laboratorio, in mezzo ai suoi amati crypto. Lì era al sicuro e non doveva temere borseggiatori, pirati, glaive spacconi o fanatici cavalieri pronti a cavargli gli occhi da rettile.
Skall però aveva deciso. E quella testarda donna sapeva essere convincente.
“Non ho intenzione di passare un giorno di più chiusa qui dentro!” diceva, innervosita “mi mancano la spiaggia, il mare e il sole e tra poco l’estate finirà!”
Skall era un’isolana e attendeva tutto l’anno l’arrivo della bella stagione. Il calore del sole e della sabbia le ricordavano casa e la mettevano di buonumore, facendole dimenticare tutti i problemi e gli obblighi da Glaive che aveva in quella rumorosa e caotica capitale.
“M-m-ma Skall, il sole mi brucerà la pelle. E p-p-poi o-o-dio la sabbia, mi si infila ovunque… s-specie nei crypto!” provava a protestare Vik, senza successo. Il tutto mentre veniva letteralmente trascinato in camera sua dall’amica e lanciato sul letto.
“Fai le valigie, partiamo domattina!” sentenziò, sbattendo la porta.
Vik afferrò subito dei Crypto sparsi nella stanza e li gettò di malavoglia in una sacca.
“E NON PORTARE QUEI DANNATI AGGEGGI. È UNA VACANZA MALEDIZIONE!” tuonò mentre scendeva le scale.
Vik emise un lungo sospiro.
ENTRY N°2
La sabbia era quasi bianca e finissima, calda tanto quasi da non poterci camminare a piedi nudi.
Ma Skall non se ne curava essendo ben abituata a quel tipo di clima, con un sole cocente che rendeva la sua pelle già naturalmente scura ancora più bella e lucida per il sudore.
Viktor se ne stava rintanato come un animale in letargo all’ombra del riparo che Skall aveva costruito con leggeri pali di Synth e dello spesso tessuto per bloccare i raggi solari. Quel tipo di modesto riparo e il modo di costruirlo erano tipici del suo arcipelago, dove venivano invece creati con legno o giunchi leggeri e resistenti.
Mal sopportando la sabbia, Viktor si era invece portato una larga e leggera coperta da usare per sdraiarsi e non entrare in contatto con quell’odiata polvere biancastra e l’aveva piazzata sotto il riparo.
Finito di sistemarsi però, la noia arrivò subito a fargli compagnia mentre Skall era intenta a disfare i propri bagagli. Il povero tech sospirava guardando l’orizzonte, sperando di venire colto dal sonno e di potersi risvegliare già a fine giornata, saltando quel tedioso ozio che toglieva tempo alla sua amata scienza.
Chiuse gli occhi.
SI sentì chiamare pochi minuti dopo.
Era Skall, con un tono stranamente dubbioso.
“Vik! Guarda un po’!” disse mettendosi i pugni sui fianchi “Che te ne pare? Non so, a me sembra un po’ ridicolo…”
Davanti a lui, sotto la luce brillante del sole si ergeva statuaria la sua amica, in un costume da due pezzi che lasciava ben poco all’immaginazione. Quei tessuti sembravano riuscire a contenere a malapena il suo fisico tonico, femminile e muscoloso.
Viktor la osservò sgranando gli occhi. Improvvisamente il suo cervello, sempre troppo distratto dagli studi, fece un banale quanto eccitante collegamento: Skall era una donna… un gran bel pezzo di donna!
“…beh? Senza parole? Mah, lo sapevo. Comunque è comodo e per pochi shint valeva la pena. Non ti chiedo neanche se ti va di farti una nuotata, divertiti lì all’ombra strambo!” disse allegramente mentre correva e saltellava verso l’oceano.
“D… divertiti Skall…” rispose con un filo di voce.
Gli occhi di Viktor puntarono per tutto il tempo l’amica, beandosi delle curve sensuali di un corpo allenato come il suo. Il tempo sembrò volare e Viktor si sorprese di come non avesse mai seriamente notato la bellezza di quella donna giovane e forte che da sempre gli stava accanto. Ora la vedeva sotto una nuova luce e con un pizzico di vergogna si rese conto che, data la giusta occasione, non si sarebbe fatto problemi a soddisfare i propri istinti con lei… d’altronde il ricordo del momento intimo che avevano vissuto mesi prima non contribuiva certo a calmare la tempesta nei pantaloncini del tech. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di rivivere un episodio come quello e anzi, si sarebbe volentieri spinto oltre…
Mentre la Glaive si tuffava e riemergeva splendidamente dalle acque, Vik ammirava le sue forme fantasticando. Sognava ad occhi aperti di baciare le sue labbra carnose, di accarezzare e leccare la sua pelle scura, soffice e invitante. Voleva sprofondare tra quei generosi seni e gustarseli avidamente… Ma come? Come fare? Soddisfare questo desiderio era un bel grattacapo...
Tuttavia Viktor aveva ora un ben più urgente problema. Doveva nascondere in ogni modo l’imbarazzante erezione visibile dai suoi leggeri pantaloni estivi.
Skall ritrovò l’amico stranamente allegro, con un sorriso da ebete stampato in faccia mentre stava prono all’ombra. Sapeva bene che neanche si era accorto del suo ritorno, conosceva (o almeno, credeva di conoscere) quell’espressione. Era l’espressione di uno strambo perso nei suoi pensieri sulla scienza e sui numenera!
Quando Vik tornò con i piedi per terra dalle sue fantasie “scientifiche” si ritrovò in una situazione ancor più imbarazzante.
“Strambo, fammi un po’ di spazio che voglio riposare anch’io” disse sbadigliando.
Il respiro di Vik si fece irregolare, così come i suoi buffi movimenti volti a scansarsi, sempre da prono, per non rivelare la fonte del proprio imbarazzo…
Skall si sdraiò molto vicino a lui, essendoci poco spazio sotto il riparo. La cosa lo preoccupava e lo eccitava allo stesso tempo.
Iniziò a ragionare sul problema con il suo solito metodo logico e scientifico.
Conoscendola bene, sapeva che un approccio diretto aveva molte possibilità di finire in tragedia.
Ricordava ancora i vari “spasimanti” Glaive che in città si erano ritrovati con un occhio nero o qualche osso rotto per una avanche di troppo. Anche se c’era da dire che toccarle il sedere senza permesso richiedeva, appunto, un coraggio da Glaive che lui non possedeva affatto.
“A che pensi strambo? Perché te la ridevi da solo?” chiese di punto in bianco Skall.
Viktor fu colto dal terrore di essere stato scoperto e improvvisò.
“I CRYPTO! H..HO PENSATO AI CRYPTO!” balbettò.
“Mh. Sai che novità” constatò lei annoiata.
Rimasero entrambi in silenzio, in compagnia del piacevole suono delle onde dell’oceano.
“Giusto, i Crypto…” pensò Vik “posso massimizzare le mie chances con il giusto Crypto! Non ci sarebbero problemi in questo modo: Potrei semplicemente acuire il suo normale bisogno fisico e allora IO potrei diventare… la soluzione al suo problema! Sarebbe lei così a cercare me… come l’ultima volta… eheheh!”
“Vik, ti stai annoiando? Vuoi andare già via?” chiese lei, non sentendolo più parlare da diverso tempo.
“Si! OH NO! No no no! Va benissimo così! Stavo solo pensando a varie cose. Esperimenti. Test. Cose.”
Skall sbuffò.
La mente di Vik tornò a complottare “Certo, dovrei prima assicurarmi di due cose: Non essere scoperto e, soprattutto, capire in che tipo di relazione sia ora con quel bellimbusto della legione blu…”
“Skall”
“Si?”
“N.. non è che per caso al tuo ragazzo servono a.. altri Crypto... chessò… armi? Artefatti?”
“Oh! Ancora con questa storia! NON È il mio ragazzo. È il mio futuro sposo. E NO! Non gli darai altri crypto sono stata chiara? Ha già abbastanza gatte da pelare senza i tuoi esplosivi…”
“S.. scusa Skall, ma non sono pratico. Che differenza ci sarebbe?”
“Cosa? Come fai a non saperlo? Ah già… dimenticavo che sei uno strambo che vive isolato dal mondo…” Skall sospirò rumorosamente.
“Siamo legati da un contratto. Da un atto firmato dalle nostre famiglie davanti a un emissario di Sua Maestà. È tradizione che i Glaive sfornino figli sani e forti per dare allo stato nuovi soldati. Chiaro? Il matrimonio è una scusa per dare al re quello che vuole. Tutto qui.”
“M… ma tu che ne pensi? Non trovi tutto questo un po’… pesante?” Vik era visibilmente imbarazzato.
“Di che ti preoccupi strambo? Coe alla fine è un bravo ragazzo e dargli dei figli in futuro non mi pesa troppo. Ma fidati, tra i doveri di un Glaive questo mi sembra il più sopportabile. D’altronde il contratto ci lascia liberi su tutto il resto, quindi no. Direi che ora come ora non mi pesa molto”
“Tutto il resto!” pensò “Ma allora significa che…. Eheheh ho fatto centro!”
“Tu piuttosto, quanto ci metterai ancora a trovarti qualcuno?”
“C.. cosa?”
“Dai, strambo. Non ti sei accorto degli occhi dolci che ti fa quella biondina? Come si chiamava… Leanna?”
“C.. chi? N.. neanche me la ricordo! Non mi piace! Non la voglio! No!” rispose lui stizzito e completamente rosso in faccia.
Poco dopo Skall si addormentò. Vik, ovviamente non riusciva a riposare, anzi era iperattivo e pieno di pensieri…
“È proprio qui… attaccata a me con quella pelle scura e soffice… così pochi centimetri… se solo allungassi la mano... NO! Non avrei più una mano poi. Le falangi mi servono ancora. Pazienta Vik, pazienta… quando saremo tornati al laboratorio… oh si… ci divertiremo al laboratorio! Con un po’ di fortuna potrei subito rimediare quello che mi serve… e lavorarci sopra… SI!”
Il tempo passò velocemente per Vik, tutto intento ad ammirare il prosperoso seno di Skall alzarsi e abbassarsi col respiro mentre lei sonnecchiava supina.
Presto le cose si sarebbero fatte molto interessanti.
ENTRY n°3
Le mani di Vik tremavano dall’emozione.
Aveva aspettato un mese intero, ma alla fine ci era riuscito. Dentro quella scatolina di legno c’era finalmente la sostanza in grado di mettere in moto in suoi piani!
Aveva dovuto lavorare parecchio: Prima dovendo convincere Anders a farsi dire dove egli rimediasse le proprie scorte di crypto e sostanze curative… L’impresa non era delle più semplici dato che quello era l’unico uomo in tutta Glavis ad essere più geniale, inquietante e misantropo di Viktor. Tuttavia i due già si conoscevano da tempo e si rispettavano, pur occupandosi di discipline molto diverse.
Anders infatti era ossessionato dal trovare una cura alla sua rara malattia e aveva costruito un laboratorio segreto dove sperimentava su bizzarre cavie animali clonate qualsiasi tipo di sostanza esistente.
L’informazione che serviva a Vik costava parecchio e dovette rinunciare ad alcuni preziosi crypto pur di farsela rivelare.
Scoprì però che ne era valsa la pena.
Stando a quanto diceva Anders, la città di Rarrow era un luogo molto interessante. I suoi abitanti erano mercanti senza scrupoli che vendevano ogni tipo di merce fino ai limiti della legalità. Uno di questi mercanti con la sua carovana attraversava la pericolosa Penisola dello Scorpione fino a giungere a Glavis.
Viktor si fece dire con quali modalità contattarlo in totale discrezione e quali parole d’ordine dire per avere acesso alle “merci più rare”.
E così fece.
In secondo luogo dovette vincere le sue paure, uscire nuovamente di casa e contrattare con il losco mercante un prezzo per un curioso crypto a forma di pillole…
Quelle che ora aveva nel palmo della mano!
“Secondo quanto diceva il mercante, e in base alle mie analisi, questa sostanza causa significative variazioni ormonali nel corpo umano. Alcuni colleghi teorizzano che nei mondi precedenti questa sostanza servisse per scopi medici, mentre oggi… beh. Se ne fa un uso ricreativo, proprio quello che serve a me.”
Vik gongolava, mentre chiuso nel suo laboratorio sperimentava gli effetti di quelle pillole su piccoli roditori, gentilmente forniti da Anders.
La sostanza tuttavia non era purissima e capitavano degli effetti collaterali. Alcune cavie cambiavano sesso, altre preferenze sessuali nell’accoppiamento. Solo alcune sembravano avere una libido potenziata.
Dopo un mese e mezzo di studi, Vik riuscì a perfezionare un siero ricavato dagli ormoni modificati dei roditori femmina più “attivi” nella ricerca di un compagno.
Ma anche il siero andava testato e ciò avrebbe richiesto ancora più tempo. Ormai si era fatto autunno e Vik non poteva resistere oltre. Non voleva arrivare alla Stagione del Buio a mani vuote… perciò decise di sperimentare il siero su una cavia umana.
(...)
Entry N4
Il test era stato un successo!
Fortunatamente la coppia di anziani che abitava di fronte a Vik era da sempre stata in buoni rapporti con sua madre. Fu facile per lui autoinvitarsi in casa loro per un pranzo e, di nascosto, contaminare il cibo della signora Vigica con il siero migliorato.
Vik pranzò e si congedò subito dopo dai coniugi e attese…
Vik non chiuse occhio quella notte. Era troppo impegnato a tendere l’orecchio e ad origliare, nascosto nelle ombre, cosa stesse accadendo in casa dei vicini.
A giudicare dai suoni ritmici l’esperimento era riuscito, ma avrebbe avuto conferma solo il giorno dopo, nelle occhiaie e nel sorrisetto ebete del signor Vigica, che stava andando a lavorare al porto ancora mezzo addormentato il mattino dopo…
Viktor gioiva e non vedeva l’ora che arrivasse il venerdì, giorno in cui Skall sarebbe tornata dalla Caserma.
I suoi rituali di masturbazione lo aiutavano a passare il tempo, ma ormai cominciavano a non placare più il suo desiderio.
Quando finalmente rivide Skall dovette farsi forza per non mandare all’ario tutto all’ultimo.
Skall vestiva in modo informale, con dei neri pantaloni di pelle estremamente attillati che gli fecero quasi venire un infarto.
Lei era stanca e lui ne approfittò per offrirsi a preparare la cena. Ovviamente lo “chef” abbondò con il suo condimento speciale, ansioso di vedere se mesi di lavoro avevano dato frutti…
“Sei gentile strambo, meno male che ci pensi tu, io sono a pezzi. Spero solo che non farai esplodere la cucina” disse, togliendosi la leggera giacca che aveva fino a quel momento e rivelando nuovamente i suoi seni formosi e abbondanti contenuti da una corta magliettina senza maniche in tessuto leggero.
Lei si sdraiò sul divano, osservando di tanto in tanto Viktor preparare allegramente le porzioni per la cena.
Non l’aveva mai visto così allegro all’infuori del suo laboratorio e non sospettava minimamente delle sue ragioni. A lei bastava sapere che il suo strambo stava bene e che fosse contento anche per altro all’infuori di quei dannati crypto.
Skall mangiò tutto, dopo 6 giorni di rancio della caserma anche le stupidaggini preparate da Viktor sembravano delle leccornie. Ridevano e scherzavano insieme raccontandosi aneddoti ed episodi successi nell’arco della settimana.
|| Nonostante Vik fosse uno strambo, era sempre piacevole chiacchierare con lui. Certo, quando cominciava a parlare di crypto, arcani e stranezze le riusciva davvero molto difficile seguirlo, ma in quelle occasioni lei si limitava ad ascoltare la voce, peraltro piuttosto gradevole, del suo amico e annuire interessata. Quella volta però stavano chiacchierando davvero del più e del meno… ma ciononostante, lentamente, la mente di Skall cominciò a vagare e distrarsi. Doveva essere certamente la stanchezza, si disse, bevendo un po’ di acqua fredda per tornare a concentrarsi sulle parole del suo strambo preferito.
Uno strambo, certo, ma in realtà non era davvero niente male.
In verità, se Viktor sarebbe anche stato un bell’uomo se non avesse portato costantemente quei ridicoli occhialoni da laboratorio, vestiti assurdi, numenera di varia foggia e utilità (nulla, il più delle volte), si fosse messo un po’ a posto e magari avesse imparato a camminare dritto come una persona normale.
Inoltre, pensava la ragazza fra sé e sé, negli ultimi mesi sembrava avesse preso sul serio le sue raccomandazioni sulla salute e via dicendo perché, notava la glaive, le braccia e il busto dell’amico sembravano essersi rinforzate non di poco.
Beh, era un bene per la sua salute… si disse, cercando di ignorare quel pensiero davvero poco casto che cominciava a puzecchiarle la coscienza.
Continuò a mangiare e scherzare con il suo amico, facendo appello alla sua ferrea volontà per restare concentrata sul momento, ma presto si ritrovò a dover accavallare le gambe stringendole con forza per ignorare quel solletico, quella sensazione che si faceva lentamente strada fra le sue gambe.
Che accidenti succedeva?
Skall si chiese se si fosse beccata qualche strana influenza o se le stesse salendo la febbre… aveva improvvisamente caldo, tantissico caldo.
Il suo viso si fece pian piano rosso e i suoi occhi lucidi. ||
“Vik, scusami un attimo vado in bagno… tu prendi altri dolci intanto!” disse provando a nascondere l’imbarazzo e avviandosi in fretta per le scale.
“È fatta! È giunto il momento!” gongolava Vik sorridendo.
Salì anche lui le scale, in silenzio, col cuore che pompava rapidamente dall’eccitazione e dal timore.
Si avvicinò molto piano alla porta del bagno, si abbassò e guardò nel buco della serratura…
Skall ansimava, come dopo una lunga corsa, e si sciacquava la faccia nella tinozza piena di acqua fredda.
Poi, finalmente vide quello che più desiderava…
Skall, iniziò timidamente a slacciare quegli stretti pantaloni e se li calò pian piano, timorosa di quello che pensava di poter trovare…
I suoi timori erano fondati!
(...)
Viktor bussò.
“Skall! Tutto bene?”
Lei trasalì.
“SI, VA TUTTO BENE, ASPETTA UN ATTIMO PER FAVORE. NON APRIRE!”
“Ok… ti aspetto di sotto”
Skall tornò in sé e provò a calmarsi facendo dei respiri profondi.
Le mutandine erano ormai da buttare, ma i pantaloni potevano facilmente essere asciugati.
Era imbarazzante ma al momento era l’unico modo per uscire da quel bagno e andare in camera sua a cambiarsi. Con un po’ di fortuna Vik non si sarebbe accorto di nulla.
“Skall, Skall maledizione” si disse guardandosi allo specchio “che diavolo ti succede! Eppure sei abituata all’astinenza in caserma…”
Sospirò e uscì rapidamente dal bagno.
Vide Viktor aspettarla al piano di sotto e quello strano impulso tornò prepotentemente in lei.
“Beh… in fondo non c’è nulla di male… sono una donna adulta posso fare quello che voglio… come voglio… e poi potrebbe essere divertente provocare un po’ il mio strambo stasera…”
Skall tornò in cucina, facendo finta di nulla ma guardando di nascosto Viktor, che faceva il finto tonto.
“Bene, il siero è in circolo… ora vediamo che succede…” pensò eccitato Vik.
“Strambo, hey. Visto che hai cucinato tu stasera ci penso io a sistemare la cucina, che ne dici?”
Skall non attese nemmeno la risposta di Viktor, si alzò e iniziò a sistemare posate e piatti ancheggiando più del solito.
“Oh davvero? Ti ringrazio!” rispose lui in tono fintamente innocente.
“Oooh, accidenti” disse lei sospirando “dove ho messo la soluzione detergente?”
SI piegò a novanta gradi, cercando tra i cassetti della cucina e mostrando il suo fantastico e sensuale sedere fasciato dalla pelle nera all’amico. Lo guardò di nascosto sperando in una reazione.
“Beh, io vado a stendermi un po’ sul divano Skall, ho un libro molto bello che devo finire di leggere” disse lui.
Skall rimase delusa, si sentiva sminuita e ancora più eccitata di prima. Decise, ovviamente solo per stuzzicare l’amico, di alzare un altro po’ il tiro.
Poco dopo si diresse sul divano per raggiungere Viktor, stavolta ancheggiando vistosamente e sedendosi accanto a lui sul divano.
Viktor continuava indisturbato a leggere la sua copia di “Crypto, Arcani e altri Misteri, Seconda edizione” non prestando attenzione all’amica in preda agli ormoni.
“Vik, che cosa leggi di bello?” chiese lei in tono dolce, sporgendosi vicino al collo di lui per vedere meglio il libro.
Il tech si trovò improvvisamente a stretto contatto con lei e i suoi grossi e invitanti seni… fece appello a tutta la sua forza d’animo per non cedere subito… voleva godersi lo spettacolo il più a lungo possibile prima di godere.
“Ho caldo Vik… ti spiace se mi tolgo la maglietta vero? Ormai ci conosciamo da tanto, non dovresti essere in imbarazzo…” continuò lei, alzando ancora di più la posta.
“Oh si come vuoi, tanto avevo intenzione di andare a dormire ora” disse lui in tono vagamente apatico.
Viktor si alzò e salì le scale lasciando di sasso Skall.
“No no no no! Che sta succedendo? Razza di idiota! È un rimbabito… o forse non mi trova abbastanza sexy… maledizione! Devo rimediare!”
Skall corse di sopra nuovamente, diretta in camera sua. Si cambiò velocemente e constatò che ormai anche i pantaloni di pelle erano totalmente zuppi all’interno, le gocce ormai le arrivavano fino a metà coscia…
Alla vista di quel disastro tra le sue gambe finalmente cedette e con un dito raccolse un po’ dei suoi umori.
Leccò tutto e assaggiò con gusto. E allora si arrese.
Aveva bisogno un maschio e subito!
Entry n°6
Skall avanzava piano, con il corpo tremante scosso da strani impulsi di lussuria. Non si era mai sentita così eccitata neanche dopo mesi di fila in caserma, senza contatti con gli uomini.
Poteva darsi piacere da sola in questa particolare situazione ma… un uomo in carne ed ossa avrebbe soddisfatto di più il suo appetito, ne era sicura. Si guardava nuda allo specchio, pronta a cambiarsi dopo l’alluvione che aveva coinvolto i suoi bellissimi pantaloni di pelle.
I suoi seni, notò, sembravano uguali a prima ma al tocco erano sensibilissimi. Le bastò sfiorarsi un capezzolo con un dito per emettere un gridolino soffocato di intenso piacere… era come se ogni cellula del suo corpo desiderasse unirsi carnalmente a un maschio. Si sentiva strana e confusa, ma l’eccitazione le faceva ignorare tutto il resto. Ora aveva solo un desiderio e a pochi metri da lei, nell’altra stanza, c’era proprio chi faceva al caso suo…
Il completo di lingerie che ora stava indossando provocava un piacevole rumore di fruscii in quella casa silenziosa. Avanzava piano per non fare ulteriori rumori e allertare Viktor, anche se probabilmente già dormiva. O almeno così pensava.
Lo strambo in realtà si stava preparando al gran finale, consapevole che la scienza aveva anche stavolta fatto centro.
Mentre Skall si cambiava, lo scienziato aveva preparato una nuova miscela di acqua e polvere di una certa pianta blu molto famosa in tutto il baluardo…
La pianta, dopo essere stata polverizzata e ingerita, rendeva sterili uomini e donne per diverse ore. Con diverse modalità e dosaggi poteva anche causare aborti o al contrario, aumentare la fertilità.
Dopo aver bevuto la corretta quantità di preparato Viktor si mise a letto e attese, facendo finta di dormire…
La porta si aprì piano.
Skall, in un completo di lingerie bianca, era sull’uscio della porta.
Vik, tenendo un occhio semiaperto la vide e per poco non svenne.
(...)
Vik si ritrovò stremato e tremante, supino sul letto. Cercò lo sguardo di Skall e la sentì piangere sommessamente.
“Skall… s..stai bene?”
“M… mai stata meglio” disse voltandosi. Aveva gli occhi lucidi.
Vik non capì totalmente quello che era successo, ma finalmente si sentiva appagato e felice. Anche Skall sembrava esserlo dopotutto e si ritenne soddisfatto.
La glaive si calmò quasi subito e strisciò nel letto addosso a Vik.
“Woah, grazie Skall. Davvero, sei fantastica. Grazie” diceva lui fintamente imbarazzato “accidenti che fatica… non me lo aspettavo. Vado un attimo a bere, ok?”
“No.”
Le gambe tornite e muscolose di Skall strinsero i bacino di Vik in una morsa d’acciaio.
“Caro il mio strambo… quante cose ancora non sai… su noi donne.. su cosa vogliamo”
“Ch.. che intendi Skall…?”
“Che tu ora resti qui. Non ho detto che abbiamo finito, io e te… la notte è appena iniziata…”
Quella notte, tutto il vicinato sentì dei fastidiosi e ritmici rumori guastando il sonno a molti e provocando imbarazzo.
Il mattino dopo, Vik sonnecchiava seduto sulla sedia del suo laboratorio, senza le sue solite lenti sul volto.
I segni delle occhiaie erano ben visibili.